Ogni donna in età fertile può ricorrere alla contraccezione
di emergenza nel caso in cui voglia prevenire una gravidanza indesiderata.
Tuttavia, sono molte le controversie sull'argomento. In particolare, può
capitare che medici o farmacisti, avvalendosi dell'"obiezione di
coscienza", decidano di non prescrivere o fornire alla donna la
"pillola del giorno dopo", considerandola a tutti gli effetti un
farmaco un grado di indurre un aborto.
L'insieme di farmaci che viene utilizzato in questi casi
viene comunemente chiamato "pillola del giorno dopo". La sua
somministrazione permette di ridurre sensibilmente il rischio di una gravidanza
indesiderata nel caso la donna abbia avuto un rapporto senza un'adeguata copertura
contraccettiva. L'efficacia è massima entro 3 giorni dal rapporto sessuale, ma
è chiaro che l'effetto del farmaco è tanto maggiore quanto è tempestiva la
somministrazione. Nella pratica clinica di oggi viene somministrata un'unica dose di Levonorgestrel, mentre fino a poco tempo fa la pratica abituale (oggi considerata meno efficace) era quella di somministrare estrogeni o
progesterone ad alte dosi, oppure una combinazione dei due ormoni, che venivano assunti in un unico tempo o in due dosi a distanza di 12 ore.
Nonostante del farmaco sia ben conosciuta l'efficacia (esso
è infatti capace di ridurre il rischio di gravidanza di circa il 75-88%), non si
può dire altrettanto del suo meccanismo d'azione. Dagli studi effettuati sembra
che "la pillola" possa inibire o ritardare l'ovulazione, quindi
rendere impossibile la fecondazione. Non esistono invece prove secondo cui essa
possa creare all'interno dell'utero delle condizioni sfavorevoli per
l'embrione, determinandone il mancato impianto (e quindi un aborto in senso lato).
Sia dal punto di vista scientifico che legislativo si può
affermare che la contraccezione d'emergenza non può essere considerata una
forma di aborto, perché nel caso di avvenuto impianto dell'embrione il farmaco
non provoca alcun effetto. Non esistono ragioni legali o etiche, ma solo
mediche, per rifiutare la prescrizione che, al contrario, dovrebbe essere fatta
prima possibile.
Considerando inoltre il fatto che nel 50% dei casi una
gravidanza indesiderata esita in un successivo aborto volontario, l'utilizzo
della contraccezione di emergenza permetterebbe di evitare un grande numero di
interventi chirurgici, che causerebbero un importante stress emotivo per la
donna.
La definizione di contraccezione d'emergenza, tuttavia, non
è casuale: questi farmaci vanno utilizzati solamente in casi eccezionali, e non
possono assolutamente essere considerati dei sostituti di altri metodi
anticoncezionali. Se una donna richiede la contraccezione di emergenza più
volte, anche all'interno dello stesso ciclo mestruale, è buona norma effettuare
un colloquio con un professionista, che può essere il medico generale, il
ginecologo o l'ostetrica, e individuare assieme il miglior metodo
anticoncezionale.
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